Ultimamente va di moda un ambientalismo un po’ pressapochista che in certe aree d’Europa ha portato al rifiuto di molti passeggeri di volare.
Alcuni governi si sono lanciati sull’onda del momento e hanno annunciato e imposto tasse sui voli, che peraltro in alcuni paesi c’erano già.
Uno di questi paesi è lo UK che ha la famigerata “Air Passenger Duty”, molto cara e addirittura diversa per i passeggeri di economy e per quelli premium. Una via di mezzo tra una tassa ecologica e una sui beni di lusso, come se volare fosse un lusso, soprattutto partendo da un’isola!
La tassa è talmente pesante che la sola concessione di rinviarne il pagamento, ha permesso a FlyBE di tirare il fiato. È stato un aiuto di Stato criticato da molti e mette bene in evidenza quanto questa tassa sia invasiva.
Quelle di altri paesi sono peggio; perché tassare per motivi ecologici i voli?
1. Le compagnie si sono già impegnate ad una riduzione a lungo termine delle emissioni
2. In EU esiste un “emission trading scheme” che riguarda proprio le emissioni di CO2 ed ha un costo maggiori per chi ne emette di più
3. Alcuni compagnie aeree, come Easyjet, compensano già volontariamente le proprie emissioni
4. Quasi tutte propongono ai passeggeri di pagare una piccola cifra per compensare le emissioni del proprio viaggio
Qualsiasi tassa “ecologica” finisce per penalizza soprattutto i più virtuosi e rischia di essere controproducente.
Poi conosciamo come lavorano i governi: una tassa è una tassa e quando bisogna far tornare i conti si possono dirottare i fondi altrove.
In Italia abbiamo un esempio formidabile: l’addizionale comunale sulla tassa d’imbarco che non è mai andata ai Comuni ma alle casse dello Stato per finanziare la generosa Cassa Integrazione del comparto aereo, ideata per assorbire gli esuberi di un’Alitalia sempre in crisi.
Non vogliamo che una tassa ecologica faccia la stessa fine!
Nessun commento.