Aeroitalia, la compagnia italiana (con fondi stranieri) che decolla da Forlì e Foggia
di Leonard Berberi
Si chiama Aeroitalia, ricorda come suono Alitalia e, proprio come l’ex compagnia di bandiera, ha una «A» tricolore sulla coda. La quarta compagnia con certificato italiano — ma con capitali stranieri — punta ad arrivare a 25 aerei alla fine dell’anno prossimo tra Boeing 737 e Boeing 787. Decolla come vettore charter («primo volo il 2 maggio da Roma a Bruxelles per conto di un’organizzazione internazionale»), per trasformarsi poi in aviolinea regional, quindi per il trasporto di linea nel corto e medio raggio (Italia, Europa, Nord Africa e Medio Oriente) ed evolvere in una società di lungo raggio con collegamenti con il Nord e Sud America. Insomma, quattro vite in una.
I nomi
Prima base a Forlì (media di 27 passeggeri al giorno nel primo trimestre di quest’anno), un’altra a Foggia (che ora conta zero voli di linea), intanto lavora per l’hub a Roma Fiumicino. A guidarla è l’amministratore delegato Gaetano Intrieri, consulente tecnico dell’ex ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, chiamato a fare il numero uno di alcune compagnie aeree italiane che da tempo non ci sono più e finite non proprio benissimo. Il capitale — ufficialmente 5 milioni di euro (versati per ora 3 milioni) — lo mettono Marc Bourgade, ex banchiere parigino con residenza a Dubai, e German Efromovich, ex presidente della compagnia colombiana Aviancache nel 2019 aveva nel mirino Alitalia. A fine anno, sostiene l’azienda, i finanziamenti dovrebbero salire a 80 milioni. «L’obiettivo è chiudere già il 2022 in pareggio se non in attivo», spiega in un’intervista al Corriere l’ad Intrieri. E anticipa che il codice di identificazione Iata provvisorio è «AX».
Questo è il momento peggiore per avviare una compagnia aerea.
«Mi hanno chiamato a guidare questo progetto. Ora che sono saltate tutte le compagnie aeree italiane (in realtà ci sono Ita Airways, Air Dolomiti e Neos, ndr) mi sono potuto scegliere un team di persone molto brave, dopo il default di Alitalia, Blue Panorama e Air Italy. Insomma cogliamo un’opportunità dalla crisi».
Che è quello che hanno fatto Ryanair e Wizz Air: hanno sfruttato la pandemia per espandersi in Europa.
«Ryanair lo fa alla grande. Wizz Air non ho capito, vola anche con 30 passeggeri che pagano 15 euro, quindi in perdita».
Aeroitalia che tipo di compagnia è?
«È un vettore a basso costo operativo, non low cost, quindi possiamo dire tradizionale. Cercheremo da qui a un anno di farci il nostro hub».
Il mercato italiano è però saturo, soprattutto di low cost.
«Infatti è inutile fare la competizione a Ryanair perché ci si fa male. Partiamo intanto con le attività charter, a luglio avvieremo poche rotte e in alcuni aeroporti con cui abbiamo stretto rapporti commerciali».
Quali aeroporti?
«Certamente Forlì. E poi stiamo definendo sull’aeroporto di Foggia. E qualche altro aeroporto del Sud che non menziono perché siamo ancora in trattativa».
Quindi si parte con due basi?
«Avremo più basi, di cui alcune saranno in Europa non in Italia».
Cioè aerei e persone dislocati in più punti?
«Sì, certo».
Nel corso del 2022?
«No, da subito».
Quindi, mi faccia capire, partirete con basi a Forlì, Foggia e all’estero.
«Forlì e Foggia per le attività di linea, l’attività charter sarà su più basi all’estero».
Una delle basi potrebbe essere in Polonia?
«Sì, esatto».
Quindi andrete a dare fastidio a Ryanair che lì ha la sua sussidiaria polacca Buzz.
«Diciamo che lì Ryanair è più vulnerabile che in Italia».
(Al 26 aprile scorso Buzz contava 59 aerei, 46 Boeing 737-800 e 13 Boeing 737 Max, età media della flotta poco più di 4 anni. Aeroitalia parte con due velivoli, il primo è un Boeing 737-800 che ha oltre 21 anni usato fino a poco tempo fa da Blue Panorama)
Quanti aerei avrete entro la fine della stagione estiva?
«In realtà entro giugno ne avremo cinque o sei, tutti Boeing 737».
Distribuiti come?
«In Italia due a Forlì, uno a Foggia, ma qui se vinceremo il bando. Ma questa sarà un’attività marginale. Quella principale, per il 75-80%, si concentrerà sui voli charter. Abbiamo contratti con importanti tour operator europei per portare i viaggiatori al mare in Spagna, Grecia, Portogallo, Egitto. Ma non voli dall’Italia».
Cosa prevede il piano flotta?
«Partiamo con i due Boeing 737. Da qui a fine 2023 prenderemo 10 Boeing 787 per i voli di lungo raggio e fino a 15 Boeing 737 per il breve e medio raggio».
Tutti a noleggio?
«Assolutamente sì».
Quando arriveranno i primi Boeing 787?
«A fine 2022 per fare già le attività charter di lungo raggio».
In quali altri Paesi europei baserete gli aerei?
«Oltre alla Polonia in Repubblica Ceca, Norvegia e Regno Unito».
Perché vi concentrate da subito sul charter?
«Perché in Italia il mercato charter è semi-morto, ma pure le compagnie aeree charter qui sono semi-morte. Prima del nostro arrivo ce n’era sostanzialmente una: Neos».
Quindi farete concorrenza a loro.
«Non saranno contenti quelli di Neos, ma è la legge del mercato».
Quindi metterete fino a 80 milioni per fare soprattutto charter?
«Il charter sarà attività di start up. Ma l’obiettivo è essere compagnia con un hub importante in Italia per collegare il Paese all’America».
Dove avete messo gli occhi per l’hub?
«Se mai troveremo un accordo con Aeroporti di Roma l’idea è fare di Fiumicino la nostra base e cominciare i collegamenti dal 2023 con il Sud America e poi con il Nord America».
Quindi hub su Fiumicino e collegamenti di breve e medio raggio da Forlì e Foggia?
«Sì. Chiaro che Forlì e Foggia avranno connettività pure con Fiumicino».
Questi due aeroporti vi supportano?
«Lo stanno facendo».
I rapporti con Adr, la società che gestisce Fiumicino e Ciampino, come sono?
«Non ci sono. Per loro noi siamo come gli altri».
Quando inizieranno le vendite dei biglietti?
«Da fine maggio per le rotte da Forlì e Foggia per voli che decollano a luglio».
E le rotte intercontinentali da quando?
«Dalla stagione estiva 2023».
Dove puntate?
«Brasile e Argentina, soprattutto, poi Stati Uniti».
Da Forlì e Foggia dove volerete?
«Non posso ancora dirlo, lo faremo tra un paio di settimane».
(È quasi scontato che da Forlì si guardi al Sud Italia. Leggendo il bando per lo sviluppo del traffico all’aeroporto di Foggia — che prevede dei contributi per i vettori — l’unica rotta che sembra avere senso è quella per Milano. L’incentivo a passeggero in partenza e arrivo è di 14 euro per il primo anno. Nel 2021 Foggia ha avuto 70 passeggeri in tutto, nel 2019 — pre Covid — 387, tutti su voli privati)
Il vostro primo aereo ufficiale è un Boeing 737-800 che però a Foggia non è autorizzato a volare.
«Infatti lì useremo i Boeing 737-700 che sono più piccoli».
Partite con 5 milioni (versati per ora 3 milioni, ndr) e dite che arriverete a 80 milioni a fine anno. Chi ci mette i soldi?
«Efromovich e Bourgade, poi un fondo d’investimento molto vicino a Efromovich».
Intende la sua società Synergy Group?
«Un altro che non posso rivelare perché ho firmato un accordo di non divulgazione».
Come farete a operare con il prezzo del kerosene alle stelle?
«È uno dei motivi per cui abbiamo ritardato il decollo. Sul charter però il problema non si pone perché si attualizza il costo del carburante».
Quindi i dolori inizieranno quando avvierete i voli di linea.
«Sì. E quando avremo più aerei».
Però la strategia multi-base che pensate di adottare è costosa...
«Sparpagliare gli aerei non è mai una buona idea. Noi andremo su tre basi».
Ma perché volerete su Forlì e Foggia e non ci hanno mai pensato colossi come Ryanair, Wizz Air o easyJet?
«Perché non sono aeroporti adatti a loro. Non hanno un numero di passeggeri tale da garantire i flussi di cui hanno bisogno».
Quindi volerete dove non ci sono le low cost.
«Il problema nostro non è Ita, ma Ryanair o Wizz Air. Abbiamo cercato di scegliere località dove loro non ci sono».
Però nel 2023 se aprirete la base a Fiumicino dovrete riorganizzare i collegamenti per fare i voli di «alimentazione» di quelli intercontinentali.
«Lì cambia tutto».
A quel punto fareste concorrenza a Ita.
«Noi sappiamo dove saremo da qui al 2023, Ita non si sa dove andrà visto che è in vendita».
(Ita Airways, che conta 52 velivoli, è nel mirino in particolare di Msc e del gruppo Lufthansa che insieme hanno inviato una manifestazione d’interesse da 1,2-1,4 miliardi di euro).
Avrete la business class sui voli intercontinentali?
«Sì, infatti saremo una compagnia tradizionale da questo punto di vista».
Quanti dipendenti avete ora?
«Circa 150, provenienti da Alitalia, Air Italy, Blue Panorama. Vorremmo arrivare a 600 a fine anno, mano a mano che ci espandiamo».
Siete sicuri che bastino 80 milioni di euro?
«Dipende da chi è il manovratore. Me li devo far bastare. Per prendere un Coa (certificato di operatore aereo, ndr) ci vogliono diversi milioni, noi abbiamo pagato 800 mila euro».
Quando prevedete di fare utili?
«Molto presto».
Cioè quando?
«Da subito».
Quindi bilancio senza perdita già al 31 dicembre 2022?
«Sì. Si può fare».
lberberi@corriere.it