Dopo tanti incontri interlocutori e dopo tante domande senza risposta, la EU ha perso la pazienza ed ha espresso con chiarezza che la trattativa per far partire la nuova Alitalia non può continuare cosi.
Alitalia è commissariata da oltre tre anni e lo Stato ha versato oltre 1 miliardo e mezzo per tenerla a galla. Una procedura di infrazione è già stata aperta ed è vicina all’esito finale, scontato. Non ci sono motivi validi per giustificare una simile somma di denaro e la durata della procedura, le regole parlano chiaro: il tempo concesso è di sei mesi e i prestiti ponte vanno restituiti.
Ora si vorrebbe far passare una privatizzazione che di fatto sarebbe la continuazione del commissariamento in un’azienda più piccola ma comunque in perdita. È ovvio che lo Stato non possa mettere 3 miliardi a fondo perduto o investirli senza alcuna speranza di rivederli. Se ci fosse al suo posto un investitore privato, sarebbe un problema suo, ma qui i soldi sono pubblici e non possono distorcere la concorrenza.
Non è possibile in Europa tenere in piedi con soldi pubblici aziende che non stanno sul mercato da sole ma che servono solo ad evitare la perdita di posti di lavoro.
Dopo la doccia fredda arrivata da Bruxelles, c’è chi ha iniziato a gridare al complotto, a tirare in ballo lobby che farebbero pressione sui burocrati, ma tutto ciò è puerile, inutile.
Quello che sta succedendo ora, è la conseguenza di troppi anni passati pensando di essere più furbi degli altri. Anni di bandi di vendita che andavano regolarmente a vuoto, di gestione disastrosa e di assenza di un qualsiasi risanamento.
Se volete trovare chi ha causato questo stop da parte della EU non dovete andare lontano: sono tutti a Roma.
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