Istituzioni come La Scala (prima al mondo), il piccolo teatro di Giorgio Strehler (quello in via Dante), la Borsa, Brera e le pinacoteche così come il Cenacolo o il design industriale o architettonico come il Pirelli e vari musei avevano portato Milano tra le città mondiali riconosciute da un turista culturalmente preparato.
Semmai trovo provinciale sotto un certo aspetto quel turista che compra una borsa francese di Luis Vitton a Milano o si fa un selfie davanti al duomo magari senza neanche entrarci così come i saccopelisti che scendono a Orio al Serio.
Grazie a Dio stanno scomparendo quei pseudo ristoranti che stavano rovinando l’immagine di Milano con quei menu fotografici stile Venezia-Firenze e Roma che stavano prendendo piede in via Dante.
Proprio grazie a questa differenziazione iniziale di Milano nei anni 60 ancora oggi, con l’arrivo di un turismo maggiore la la differenza rispetto alle altre città italiane ma anche estere (Barcellona, Munchen etc) lo si nota, provare a parlare con un giapponese di Milano e salterà sulla sedia.
Quando Londra era in Europa nei anni 60/70 non se la filava nessuno, altro che nebbie milanesi quelle uccisero persone a go go e nessun spagnolo francese o tedesco la prendeva in considerazione per un weekend, solo noi italiani per mandarci i figli a studiare la lingua con i charters da Malpensa della Dan Air London (per rimanere in tema aeroportuale).